Mese: Marzo 2016
85 anni con Alda Merini
“La piccola ape furibonda”, come lei stessa si definisce in uno dei suoi versi, nasce a Milano esattamente 85 anni, nella giornata dell’equinozio di primavera.
A 15 anni esordisce con la sua prima raccolta di poesie.
Durante la sua vita trascorre lunghi periodi di internamento presso il manicomio Paolo Pini di Milano.
E’ considerata una delle più importanti poetesse del Novecento, tanto da venire candidata dall’Académie Française nel 1996 per il Premio Nobel per la Letteratura.
Originale, sensibile, audace ed irriverente, viene a mancare nel novembre del 2009.
Informazioni dettagliate sulla vita di Alda su Wikipedia qui.
Oggi viene ricordata un po’ ovunque, tant’è che la stessa Google ha realizzato un doodle per l’occasione.
Alda Merini
“Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo”
Tiriamo qualche somma?
Sì, facciamo qualche considerazione.
BiblioShare è nata da oltre un anno e, forse per la prima volta, abbiamo l’occasione di fare qualche considerazione in merito alle nostre community, aggregando i dati di tutti gli iscritti, escludendo tutte le realtà che si configurano come biblioteche, anche quelle condominiali. Resta quindi la dimensione dei soli individui, iscritti singolarmente, che mettono a disposizione i propri libri.
E l’analisi, per quanto ci permettiamo di indicare, da sicuramente dei risultati interessanti, sottolineando il fatto che i testi disponibili sono tutti di qualità e coerenti con il nostro Manifesto, come da quarto – “Presta i tuoi libri più belli, quelli che AMI di più” – e settimo punto – “Questo strumento non è uno “svuota cantina”, piuttosto un “RIEMPI CUORI””,
Ecco qualche altra curiosità:
i libri di narrativa sono la netta maggioranza: il 63 per cento;
i libri prestati da donne sono più di quelli prestati dagli uomini: 61% contro 39;
gli autori con più libri in catalogo sono, in ordine discendente: Fred Vargas, Jonathan Coe e Manuel Vazquez Montalban;
i libri più presenti sono “La banda dei brocchi” di Jonathan Coe, “Sulla strada” di Jack Kerouac, e “L’amica geniale” della tanto citata (in questi giorni) Elena Ferrante;
quest’ultimo libro è anche quello più prestato.
Il clochard che ama Camilleri
E’ una storia vera, di cui hanno parlato anche i quotidiani di ieri (link a Repubblica e link all’Huffington Post): è la vicenda di Walter che da quando ha perso il lavoro e si è separato, tre anni fa, vive, senza più una casa, lungo la strada, in centro a Milano. “Tempo fa, ho trovato su un marciapiede un libro di Camilleri. Non lo conoscevo come autore. Anzi, prima di quel giorno non avevo mai letto un libro tutto intero. Ho cominciato a darci un’occhiata. La storia mi ha preso subito. E da allora non mi sono più fermato. Ne leggo almeno uno al giorno. Il tempo non mi manca.”. Legge i libri alla luce della vetrina davanti a cui si sdraia ogni sera, e i frequentatori dei locali lì vicino spesso gli portano nuovi libri da leggere. La sua foto, intento nella lettura di un libro di Camilleri, postata su Twitter con hashtag Camilleri (#Camilleri) da una giornalista di Repubblica, Zita Dazzi, è finita in qualche modo tra le mani dello scrittore siciliano che ha dichiarato: “Spesso mi chiedono a cosa serve la letteratura. Ecco questo è un bellissimo esempio. Serve, almeno per un momento, a far dimenticare il mondo che sta attorno, e a trasportarti in un’altra dimensione“.
Ma non è tutto, la casa editrice di Camilleri decide di far avere a Walter altri libri dell’autore ed egli, ringraziando, si lascia sfuggire “Quando ho finito di leggerli, li devo lasciare in giro. Non ho certo posto per tenerli. Ma così almeno, qualcun altro avrà lo stesso piacere che ho avuto io“.
Questa storia è davvero troppo bella per non trarre un duplice insegnamento, sia dalle parole di Camilleri, che da quelle di Walter che, seppure in condizioni particolari, interpreta pienamente la filosofia di BiblioShare: consentire ad altre persone di provare le stesse emozioni che abbiamo provato noi leggendo un libro.
Grazie Zita!
@zitadazzi
Le donne amano (leggere)
Le donne amano
le donne soffrono
le donne gridano in silenzio
oppure tacciono
sotto il rumore assordante delle parole
inutili
leggono libri e pensano
leggono libri e sognano
provano a inventare il futuro
sono concrete e forti
nella loro fragilità
le donne sono madri
con figli
a cui leggere una storia
per imparare a vivere
le donne sono madri
anche senza figli
c’è sempre qualcuno
da far crescere
e da proteggere
le donne leggono libri d’amore e di cucina
cucinano e piangono
tra cipolle e sentimenti
a volte si confondono
si fermano
ma poi ripartono
le donne leggono libri di storia
ma guardano avanti
verso il futuro e oltre
le donne leggono libri di avventure
e sognano nuovi mondi
fuori e dentro le mura di casa
le donne viaggiano
con un libro in mano
le donne sono libere
con un libro in mano
le donne ridono
le donne vivono
e amano
Roberta
#8marzo
Anche i #libri alla prova #sharingeconomy
Social Milano, il sito che si occupa di socialità nella metropoli milanese, quattro settimane fa, a firma di Alessio Baù, ha descritto un panorama aggiornato sui servizi di sharing presenti a Milano, parlando anche di BiblioShare.
Di seguito un estratto dell’articolo:
Milano, si dice oggi, è una delle capitali della sharing economy. Regina in Italia, competitiva in Europa. Ho provato a mappare le diverse opportunità e sperimentazioni che si incontrano nella nostra città grazie alle pratiche di condivisione di beni materiali, servizi o conoscenze, percorsi che spesso seguono obiettivi diversi: economici, sociali, ecologici o politici.
…
CONOSCERE
Da un anno, nel quartiere Rogoredo-Santa Giulia, è stato avviato con successo il progetto Biblioshare, una piattaforma di condivisione delle letture che ogni abitante del quartiere può offrire al proprio vicino di casa. Gli utenti devono registrarsi e per usufruire dei libri devono a loro volta mettere a disposizione degli altri, i propri. A Biblioshare non hanno aderito solo singoli cittadini, ma anche scuole (come l’Istituto Comprensivo Sottocorno di via Monte Piana e di via Monte Popera, con 4100 titoli) e condomini speciali, come quello di via Rembrandt 12, dove trova casa il primo esempio di biblioteca condominiale, per un totale a oggi di oltre 12.000 libri “biblioshared”. Il progetto è particolarmente efficace perché intercetta un fenomeno fluido come il bookcrossing e lo rende però sistema, legato fortemente al territorio.
È un bell’esempio di come anche il nostro modo di conoscere e apprendere stia cambiando grazie a pratiche di condivisione anche in un settore lento come quello librario.
…
Perché i principi della sharing economy diventino sistema servirà una riflessione profonda fra tutti gli attori della città, per arrivare a un patto di fiducia che renda possibile un’altra economia. Fiducia: un bene comune.
Questo il link diretto all’articolo.
La macchina da scrivere
Si dice che esattamente 143 anni fa, l’1 marzo 1873, sia iniziata la produzione in serie della prima macchina da scrivere, la Sholes and Glidden, conosciuta anche come Remington No. 1. Altre fonti fanno risalire il tutto al primo luglio dell’anno seguente. In realtà pare che in quegli anni più inventori in luoghi, tempi e modi diversi e indipendentemente, crearono prototipi di macchine da scrivere. Pare comunque che l’inventore riconosciuto della macchina da scrivere sia stato l’avvocato Giuseppe Ravizza, di Novara, il cui primo modello fu realizzato nel 1848. La tradizione delle macchine da scrivere rimase in Piemonte perché la Olivetti, di Ivrea, divenne famosa in tutto il mondo proprio per le sue mitiche apparecchiature.
L’evoluzione le ha trasformate via via nel tempo, fino a vederle sostituire gradualmente e completamente con gli attuali computer.
Da quei tempi però, scrivere libri è diventato più facile, e alla portata di molte più persone. E noi lettori ne abbiamo beneficiato, avendo molti più libri a nostra disposizione, anche se, magari proprio per la facilità di cui si è detto, non tutti di qualità.
Due curiosità:
- il primo libro dattiloscritto fu “Le avventure di Tom Sawyer”, di Mark Twain;
- perché le tastiere – anche quelle degli attuali computer – hanno i tasti disposti secondo lo schema che conosciamo (QWERTY sono le prime sei lettere in alto a sinistra)? Fu proprio Sholes a prendere questa decisione, all’inizio della produzione delle prime macchine da scrivere: dispose le lettere in questa maniera per evitare che la velocità di scrittura fosse troppo elevata in modo che la macchina si inceppasse meno facilmente. [La maggior parte delle tastiere italiane, prima dell’avvento dei computer avevano lo schema QZERTY, come quella in fotografia di una Olivetti Lettera 35]
#macchinadascrivere