La macchina da scrivere

Si dice che esattamente 143 anni fa, l’1 marzo 1873, sia iniziata la produzione in serie della prima macchina da scrivere, la Sholes and Glidden, conosciuta anche come Remington No. 1. Altre fonti fanno risalire il tutto al primo luglio dell’anno seguente. In realtà pare che in quegli anni più inventori in luoghi, tempi e modi diversi e indipendentemente, crearono prototipi di macchine da scrivere. Pare comunque che l’inventore riconosciuto della macchina da scrivere sia stato l’avvocato Giuseppe Ravizza, di Novara, il cui primo modello fu realizzato nel 1848. La tradizione delle macchine da scrivere rimase in Piemonte perché la Olivetti, di Ivrea, divenne famosa in tutto il mondo proprio per le sue mitiche apparecchiature.
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L’evoluzione le ha trasformate via via nel tempo, fino a vederle sostituire gradualmente e completamente con gli attuali computer.
Da quei tempi però, scrivere libri è diventato più facile, e alla portata di molte più persone. E noi lettori ne abbiamo beneficiato, avendo molti più libri a nostra disposizione, anche se, magari proprio per la facilità di cui si è detto, non tutti di qualità.

Due curiosità:

  • il primo libro dattiloscritto fu “Le avventure di Tom Sawyer”, di Mark Twain;
  • perché le tastiere – anche quelle degli attuali computer – hanno i tasti disposti secondo lo schema che conosciamo (QWERTY sono le prime sei lettere in alto a sinistra)? Fu proprio Sholes a prendere questa decisione, all’inizio della produzione delle prime macchine da scrivere: dispose le lettere in questa maniera per evitare che la velocità di scrittura fosse troppo elevata in modo che la macchina si inceppasse meno facilmente. [La maggior parte delle tastiere italiane, prima dell’avvento dei computer avevano lo schema QZERTY, come quella in fotografia di una Olivetti Lettera 35]

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